Pianifichiamo troppo e Agiamo troppo poco?

Una riflessione veloce sulla Pianificazione

Cosa significa agire e cosa ci separa dall’azione, che significherebbe ora, proprio ora, un cambiamento presente? Perché pianifichiamo e non agiamo nel momento presente, rimandando sempre in un futuro incerto i nostri desideri? Se, ad esempio, il nostro obiettivo è conseguire una laurea, potremmo perderci in uno studio frenetico e alienato, dimenticando il motivo che ci spingeva a seguire quel percorso. Sorge in modo evidente, che quindi esiste una Pianificazione ‘Alienata’ e una Pianificazione ‘Sentita’.

Il concetto di pianificazione implica, come sappiamo l’organizzazione di attività strategiche volte a raggiungere determinati risultati. Immagina le abitudini che fanno parte della tua routine quotidiana: ogni routine è pianificazione. Tuttavia, il concetto di pianificazione in sé resta un concetto ideale, e mai un’azione presente. Un’idea non è un’azione, ma la proiezione dell’azione. Di conseguenza, in quella non-azione noi non agiamo, ma mettiamo su un piano ideale le azioni da svolgere, per perseguire un obiettivo che, anch’esso, resta ideale.

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Pianificazione ‘Alienata’ e Pianificazione ‘Sentita

Come se non bastasse, nell’alienazione sociale della civiltà moderna, le nostre azioni sono digitalizzate, e il fenomeno dell’alienazione nell’obiettivo ideale viene amplificato. Siamo ridotti a numeri, qualifiche, conti in banca, e il nostro valore è percepito in base a queste metriche ideali; di conseguenza, ci sentiamo reali soltanto se ci alieniamo in quella realtà irreale. Proiettando i nostri desideri in un futuro sempre più ancestrale, trasferiamo il nostro valore vivente, presente e esistente in un valore inanimato, assente e alienato.

Questa è la differenza tra un sentire alienato e un sentire sentito. Gli stessi meccanismi sociali ci spingono a favorire il primo, soffocando ogni impulso naturale all’iniziativa diretta e presente. Costruiamo relazioni sempre più superficiali e alienate. Ogni sistema sociale è studiato per alienare i sentimenti: le istituzioni, l’educazione, le stesse diagnosi psichiche. Queste autorità, insieme all’astrazione digitale, spingono a proiettare l’ideale di realizzazione di sé sempre nel futuro, trasformando la realtà dell’esperienza umana in un’esperienza sempre più astratta.

Il cambiamento è nell’azione Sentita e Presente

Come possiamo agire nel presente senza rimandare l’azione? Cosa ci allontana dal decidere nel presente e dal cogliere rigorosamente l’attimo che vediamo fuggire, ma che lasciamo andare? Come spiego nel mio libro, ciò che ci allontana da un’azione attiva nel presente, è il timore. Il timore, è anche la radice di quelle che definiamo “diagnosi psichiche”. Ogni sorta di timore (che è personale, da indagare) ci separa dall’azione, perché scegliere oggi, nel presente, significherebbe esattamente quel cambiamento.

Un estratto del mio libro:

“Accade che non sai cosa fare, che non sai la Direzione. È in quel momento che la tua mente si sta preparando a superare lo stadio in cui sei ora; l’ora non è più accettato. E già quando sai il Cosa e il Dove sei pronto all’Azione. Il PERCHEinvece, è quello che muove queste due forze, ed è Inconscio, neanche tu lo vedi consciamente, ma è il Centro del Trauma e allo stesso tempo del tuo Obiettivo. Per questo il Cambiamento richiede CORAGGIO; vai incontro alla Tua Paura che è in sé il Tuo Cambiamento.” Dal mio libro ©La Fragilità può essere Distrutta. (Link Libro)

L’Azione presente è Realizzazione Autentica

Compreso che è quel cambiamento ciò che ci separa dal cambiamento stesso, ci renderemo conto che desideriamo (o almeno crediamo di desiderare) quel cambiamento, ma allo stesso tempo gli sfuggiamo, razionalizzando l’emozione e rimandando l’azione. Attraverso le routine compulsive che continuiamo a ripetere, nelle relazioni distruttive che temiamo di interrompere, o alienandoci in pratiche di benessere che promettono un cambiamento sempre futuro, restando stagnati in un presente indefinito.

Conclusione:

Siamo davvero sicuri che ciò che cerchiamo — la soddisfazione di un’emozione futura — non sia in realtà la soddisfazione dei desideri di qualcun altro (una guida spirituale, le istruzioni di un’autorità, la dipendenza dal consenso altrui, lo stesso conformismo di massa) che manipola il nostro timore per un vantaggio personale? E se, proiettando quella soddisfazione nel futuro o su qualcun altro, soffocassimo gran parte della nostra vitalità dell’azione presente?

Potrebbe essere questa la causa di ciò che chiamiamo “dolore” psichico?

Tu cosa ne pensi? Pianifichiamo troppo la nostra vita nel futuro, e agiamo poco nel presente? Lascia un commento.

(Nell’ultimo capitolo del mio libro “Essere ciò che si è” approfondisco la questione dell’alienazione sociale. [Sotto trovi più info sul Libro].


©Foto protetta

Il mio libro

©La Fragilità può essere Distrutta


“Quando osservi le rovine di una città come Roma, ne apprezzi la bellezza grazie alle sue Rovine: ma accade lo stesso con i tuoi Sentimenti?” ©La Fragilità può essere Distrutta

“Il vuoto non è dannoso. E’ sempre sinonimo di uno spazio nell’anima che può allontanare dagli altri, ma non da sè stessi” ©La Fragilità può essere Distrutta

“La “malattia” psichica del nostro secolo è l’avversione per la diversità, contrapposta ad uno sfrenato conformismo, accreditato come salute mentale”. ©La Fragilità può essere Distrutta

Sinossi

©La Fragilità può essere Distrutta


Dall’Accettazione di Sé al di là dagli stigmi e i dogmi sociali, può avvenire la Conoscenza del Vero Sé. Nel mio primo libro, analizzo le cause dei disagi psichici e culturali in relazione alla società moderna.

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