Pianifichiamo troppo e Agiamo troppo poco?

Una riflessione veloce sulla Pianificazione

Cosa significa agire e cosa ci separa dall’azione, che significherebbe ora, proprio adesso, un cambiamento presente? Perché pianifichiamo e non agiamo nel momento presente, pianificando sempre in un futuro incerto le cose da fare, come la tesi di laurea con due anni di anticipo, le cose da fare durante il giorno o la settimana, anziché discuterne o farle oggi? Perché scegliere oggi, nel presente, significherebbe esattamente, quel cambiamento.

Il concetto di pianificazione implica, come sappiamo, la preparazione e l’organizzazione di attività o progetti in modo strategico volti a raggiungere determinati risultati. Per fare un esempio, immagina tutte le tue abitudini che fanno parte della tua routine quotidiana. Ogni routine è pianificazione. Ma il concetto in sé di pianificazione, è un concetto ideale, non un’azione presente. Un’idea non è un’azione, ma la proiezione dell’azione. Ne deriva il fatto che in quella non-azione noi non agiamo e mettiamo su un piano ideale le azioni da svolgere, per raggiungere quell’obiettivo che resta anch’esso ideale.

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Pianificazione ‘Alienata’ e Pianificazione ‘Sentita

Come se non bastasse, nell’alienazione sociale della civiltà moderna, le nostre azioni sono digitalizzate, e il fenomeno dell’alienazione nell’obiettivo ideale viene amplificato. Siamo ridotti a numeri, qualifiche, conti in banca, e il nostro valore è percepito in base a queste metriche ideali; di conseguenza, ci sentiamo reali soltanto se ci alieniamo in quella realtà irreale. Proiettando i nostri desideri in un futuro sempre più ancestrale, trasferiamo il nostro valore vivente, presente e esistente in un valore inanimato, assente e alienato.

Questa è la differenza tra un sentire alienato e un sentire sentito. Gli stessi meccanismi sociali ci spingono a favorire il primo, soffocando ogni impulso naturale all’iniziativa diretta e presente. Costruiamo relazioni sempre più superficiali e alienate. Ogni sistema sociale è studiato per alienare i sentimenti: le istituzioni, l’educazione, le stesse diagnosi psichiche. Queste autorità, insieme all’astrazione digitale, ci spingono a proiettare l’ideale di realizzazione di sé sempre nel futuro, trasformando la realtà dell’esperienza umana in un’esperienza sempre più astratta.

Il cambiamento è nell’azione Sentita e Presente

Come possiamo agire nel presente senza rimandare l’azione? Cosa ci allontana dal decidere nel presente e dal cogliere rigorosamente l’attimo che vediamo fuggire, ma che lasciamo andare? Come spiego nel mio libro, ciò che ci allontana da un’azione attiva nel presente, è il timore. Il timore, è anche la radice di quelle che definiamo “diagnosi psichiche”. Ogni sorta di timore (che è personale, da indagare) ci separa dall’azione, perché scegliere oggi, nel presente, significherebbe esattamente quel cambiamento.

Un estratto del mio libro:

“Accade che non sai cosa fare, che non sai la Direzione. È in quel momento che la tua mente si sta preparando a superare lo stadio in cui sei ora; l’ora non è più accettato. E già quando sai il Cosa e il Dove sei pronto all’Azione. Il PERCHEinvece, è quello che muove queste due forze, ed è Inconscio, neanche tu lo vedi consciamente, ma è il Centro del Trauma e allo stesso tempo del tuo Obiettivo. Per questo il Cambiamento richiede CORAGGIO; vai incontro alla Tua Paura che è in sé il Tuo Cambiamento.” Dal mio libro ©La Fragilità può essere Distrutta. (Link Libro)

L’Azione presente è Realizzazione Autentica

Compreso che è quel cambiamento ciò che ci separa dal cambiamento stesso, ci renderemo conto che desideriamo (o almeno crediamo di desiderare) quel cambiamento, ma allo stesso tempo gli sfuggiamo, razionalizzando l’emozione e rimandando l’azione. Attraverso le routine compulsive che continuiamo a ripetere, nelle relazioni distruttive che temiamo di interrompere, o alienandoci in pratiche di benessere che promettono un cambiamento sempre futuro, restando stagnati in un presente indefinito.

Conclusione:

Siamo davvero sicuri che ciò che cerchiamo — la soddisfazione di un’emozione futura — non sia in realtà la soddisfazione dei desideri di qualcun altro (una guida spirituale, le istruzioni di un’autorità, la dipendenza dal consenso altrui, lo stesso conformismo di massa) che manipola il nostro timore per un vantaggio personale? E se, proiettando quella soddisfazione nel futuro o su qualcun altro, soffocassimo gran parte della nostra vitalità dell’azione presente?

Potrebbe essere questa la causa di ciò che chiamiamo “dolore” psichico?

Tu cosa ne pensi? Pianifichiamo troppo la nostra vita nel futuro, e agiamo poco nel presente? Lascia un commento.

(Nell’ultimo capitolo del mio libro “Essere ciò che si è” approfondisco la questione dell’alienazione sociale. [Sotto trovi più info sul Libro].


Il mio libro

©La Fragilità può essere Distrutta


“Con mia triste esperienza ho appreso che la ragione dell’Infelicità umana dipende dall’Aspettativa: aspettare Qualcuno, aspettare Qualcosa; aspettare che qualcosa cambi attraverso un sacrificio Morale, Lavorativo, Religioso, Psichico. E indossiamo una MASCHERA per integrarci. Ma qualcun altro o qualcos’altro in Natura a parte la nostra “intelligenza” ha bisogno di compiere Sforzo, per essere felice? Allora lo Sforzo di cambiarsi in relazione alle Aspettative credo, sia la Ragione dell’Infelicità. Ovvero la Ricerca della Felicità stessa.” ©La Fragilità può essere Distrutta – Simone Capuano

Sinossi

©La Fragilità può essere Distrutta


Dall’Accettazione di Sè al di là dagli stigmi e i dogmi sociali, può avvenire la Conoscenza del Vero Sè. Nel mio primo libro analizzo le cause di disagi psicologici, sessuali, culturali e dell’influenza della società sui disagi interiori.

Il Disagio Emotivo fa parte del Sè o nasce da un Disagio della Società? La Sensazione e il Sintomo dove si differenziano? Il Sintomo in sè è variabile; qual’è il Parallelismo Sintomo/Sentimento in relazione al Sè e alla Società?

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