FOTO E VIDEO DI ANAS ABU SAFIYA | TESTO di Simone Capuano – JABALYA/Napoli, 17 FEBBRAIO 2025
“Ciao amico mio, siamo tornati nel nord di Gaza, a Jabalya, e questo mostra l’entità della distruzione qui. Non c’è niente, nemmeno le necessità più basilari della vita”.
Così esordisce Anas, protagonista del suo/mio primo reportage, al rientro di quello che resta della sua casa, della sua infanzia, della sua esistenza. Ho preparato questo secondo reportage, con lo scopo di diffondere il più possibile la realtà pratica di chi vive a Gaza, attraverso le sensazioni e le emozioni di chi le vive.
Di recente infatti, il governo americano, dopo aver contribuito alla spesa militare di Israele e alla distruzione illegale – legalizzata – di Gaza, insieme al Genocidio di 100.000 persone e dalla complicità dei governi europei e di multinazionali come ENI, dopo aver distrutto, ora punta a ri-costruire una nuova costa di Gaza, quella ‘Americana’, ribattezzata dallo stesso Trump “Middle East Coast”.
Colonialismo e OMICIDIO DI MASSA legalizzato.
Inizia così la conversazione tra me e Anas:
Simone: “Raccontami delle tue preoccupazioni, delle tue osservazioni, sia sul territorio fisico, dei sentimenti dei tuoi amici e della tua famiglia, cosa ti aspetti dal futuro e quali sono i tuoi pensieri.
Anas, risponde come temevo:
Anas: “Le paure ora sono di non permettere che Gaza venga ricostruita. Ora siamo vittime della guerra. Abbiamo perso la nostra casa, il nostro involucro familiare, dove c’erano tutti i nostri ricordi più belli, costruiti da noi. La casa non era solo pietre e muri, tanto più in ogni angolo è un bel ricordo, ma in ogni pietra ci sono sogni per noi in questa casa. La nostra situazione è come quella di tutte le persone qui a Gaza, ma la nostra regione, Jabalya, è la più devastata della guerra. L’occupazione ha distrutto tutto, non sono rimasti nemmeno gli alberi. Accanto alla nostra casa c’era un terreno che mio nonno aveva piantato, tutti, ulivi e limoni. Tutto il nostro gruppo familiare in questo terreno, e un barbecue. Eravamo soliti godercelo tra la bellezza della natura e gli alberi, ma l’occupazione ha distrutto la casa e sradicato tutti gli alberi. Non è rimasto nulla“.
Esatto, essere un palestinese, un essere umano, dopo esser stato espropriato con la forza militare (occidentale) di tutto, ora significa tornare alle macerie della propria casa e fare i conti con la paura che quelle macerie restino tali. E purtroppo, parlando con Anas, mi rendo conto che nemmeno i palestinesi, dall’interno, abbiano compreso chiaramente l’intento nazista dei regimi occidentali.
Anzi, per loro, questo intento sembra essersi NORMALIZZATO. Essere bombardati, fuggire, è ormai parte della routine dei palestinesi, sebbene questi ultimi fuggano dalla propria terra.
Era tutto pianificato da prima del 7 ottobre, e dal 1948, da quando lo stato illegale di Israele si è instaurato nella regione palestinese. La distruzione, graduale, la privazione delle libertà fondamentali – come i checkpoint, la razione dell’acqua, la distruzione dell’aeroporto di Gaza – il rendere i palestinesi sempre più isolati, dipendenti, chiusi in un Lager legalizzato e autorizzato dal 80% della comunità internazionale.
Lo scopo è, ed è sempre stato, l’espropriazione delle risorse naturali. E’ dal 2000 infatti che Israele, ha messo gli occhi sui giacimenti di Gas Palestinesi. Milioni e milioni di metri cubi di gas, si nascondono sotto le coste di Gaza.
Proseguendo con Anas:
Simone: “Di cosa hai più bisogno? Dove vivi ora? Cosa fai durante il giorno?
Anas: “I pensieri, che provengano dalla mia famiglia o dai miei amici, sono le seguenti: Siamo esseri umani come tutte le persone. Perché tutta questa ingiustizia? È perché siamo solo palestinesi? Avremmo bisogno almeno delle necessità minime della vita ora dopo il cessate il fuoco, come elettricità, acqua pulita, così come case (introducendo attrezzature per rimuovere le macerie, così come entrando nelle case mobili), ma questo non è ancora stato fatto. Vorremmo anche il flusso di aiuti umanitari e supporto per gli ospedali distrutti, la fornitura di assistenza medica e l’introduzione di cibo fresco, il cibo in scatola che mangiamo da 16 mesi è molto dannoso e ha influenzato la nostra salute. Orfani (come i miei cugini che hanno perso i genitori durante la guerra) e fornire loro assistenza psicologica perché sono stati tirati fuori da sotto le macerie“.
Aggiunge Anas:
“Inoltre, squadre internazionali specializzate dovrebbero rimuovere i materiali esplosivi che non sono ancora esplosi e sono ancora sulle strade e ovunque. Siamo molto preoccupati solo di caricare i telefoni e anche di trovare Internet, in modo da poter comunicare con il mondo esterno e anche di seguire la nostra istruzione elettronicamente, perché tutte le università e le scuole sono state distrutte dall’occupazione. La mia famiglia e il mio più grande sogno ora è la casa di Yawena, e creiamo di nuovo i nostri ricordi, oltre a continuare la mia istruzione, anche se divento un ingegnere, nonostante tutte le circostanze che ho vissuto“.
Simone: “Raccontami le tue impressioni sul piano di Trump per la “Costa del Medioriente”.
Anas: “Considero che Trump sia un pazzo perché vuole dare terreni che non possiede, investire in essi ed espellere le persone, che hanno già sofferto e perso tutto e si sono rifiutati di lasciare la loro terra, ma piuttosto si aggrappano ad essa nonostante la distruzione delle loro case, ma vivono. Nelle tende che non proteggono dal freddo dell’inverno, né dal caldo dell’estate, nonostante la cospirazione del mondo ingiusto contro di noi“.
Per supportare Anas: Link GoFund qui



Lascia un commento