DA DOVE PARTE L’EDUCAZIONE ALLA GUERRA? UN RESOCONTO DELL’ORIGINE DEL PROCESSO MODERNO DI GUERRA, DALLE PROTESTE UNIVERSITARIE, ALLA “PSEUDO” ALIENAZIONE DELL’INDIVIDUO NEI MEDIA.
Il militarismo moderno contrapposto alla sua indivisibile compagna, la propaganda occidentale, impone la gerarchia dell’egemonia del più forte, sull’altro, sul diverso, sull’ostile. L’altro è sempre disegnato come “un terrorista”, “un invasore”. In altre parole, il razzismo moderno, è determinato dai media moderni, che “educano” l’individuo moderno a valori arcaici, alla diacrasia etnica, verso una nuova alienazione dell’individuo dai suoi valori morali. [Approfondisco nel mio libro. Link Libro]
A partire da queste premesse è normale chiedersi: da dove parte la nuova forma d’alienazione dell’educazione dell’individuo? Viaggia attraverso i media moderni, come le TV governative, o si anticipa fin dall’educazione primaria, come un siero velenoso nell’ideale cognitivo del ragazzo, per definire la sua personalità? La risposta è, purtroppo pervasiva: l”ideologia bellicista del ventunesimo secolo si instaura dalle scuole primarie all’università, fino a diventare un’ideale di normalità, nei media moderni.
La militarizzazione dell’individuo può essere paragonata all’alienazione digitale dell’individuo moderno, o alla puerile ignoranza dell’individuo medioevale, entrambi soggetti a regole insensate, in virtù della loro fede nell’invisibile, in realtà ceca ubbidienza all’autorità. Tuttavia, alcuni pensatori indipendenti, come gli universitari, hanno iniziato a sfidare l’ideologia militarista, partendo dalle proteste anti-genocidio dell’Università di Cambridge del 2021 e estendendo il movimento a livello globale nel 2024.
Queste proteste pro-Palestina, che rievocano le manifestazioni contro la guerra del Vietnam, sono parte di un ampio movimento di protesta contro l’imperialismo anti-umano degli ultimi 70 anni. Complice dell’alienazione dell’individuo all’etica della guerra, i media euro-americani non si limitano ai telegiornali, ma permeano anche il cinema, dove l’immagine del “terrorismo” arabo viene costantemente enfatizzata.
E’ chiaro quindi, che a Gaza, come in Vietnam e in Iraq, gli USA abbiano svolto attività terroristiche in primis, e un’enorme campagna di disumanizzazione del popolo arabo.
Per non parlare delle Università, della Cultura, e delle Famiglie distrutte a Gaza, in nome del Gas Palestinese. (Richiamo a questo mio articolo, sulla questione).
Mentre nessun partito politico ha mai denunciato la condizione della popolazione di Gaza, che da anni si trova in un vero e proprio campo di concentramento, il disarmante richiamo all’antisemitismo strumentalizzato fa capolino ai vertici della RAI. Viene spontaneo domandarsi come si possa vivere in un paese dove i mezzi d’informazione pubblici definiscano “terroristi” persone innocenti e indifese.
Non serve ricordare che, fino al 1992, in territorio americano, lo stesso Nelson Mandela era considerato terrorista.
Nei mainstream di sistema si osserva inoltre una certa ridondanza nell’uso del termine “democrazia”: “attentato alla democrazia” o “minaccia alla democrazia”. Ma di quale democrazia parliamo? Quella di governi autoritari che appoggiano da oltre un anno il colonialismo euro-americano che appoggia Israele e le multinazionali come Eni depredando e trucidando migliaia di innocenti, giornalisti e bambini indiscriminatamente? Chi è che fa Attentati esattamente? Ebbene sì, è giusto parlare di attentati. Ma non alla democrazia.
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